Quindici vini che ci hanno lasciato il segno nel 2020
Il 2020 è stato un anno diverso dagli altri, iniziato bene, almeno per noi e interrottosi all’improvviso, a causa del Covid, con una chiusura e una sospensione. Sospensione degli abbracci, dei viaggi, del lavoro e dei brindisi con gli amici. Avere una cantina ben fornita ha alleviato la tristezza di molte serate trascorse da soli in casa.
Siamo fortunati ad essere almeno in due. Tuttavia ci è mancato molto condividere le nostre bottiglie con gli amici. Così abbiamo deciso di condividere con tutti voi alcune bottiglie che ci hanno lasciato un segno durante quest’anno, che hanno saputo distrarci con i loro racconti leggeri o impegnati, originali o classici, effervescenti o fermi.
Abbiamo scelto quelli che ci sono rimasti più impressi, che ci hanno regalato le emozioni più profonde e che hanno saputo accompagnare con garbo e nerbo i nostri piatti.
Eccoli, in ordine sparso.
Vecchio Samperi Perpetuo Marco De Bartoli

Il Marsala è il vino capace di dilatare il tempo, dilatarlo in spessore. Il calice diventa una ampolla di profondo mistero, nel quale il tempo scorre più lentamente senza perdere potenza. Si traduce in densità cromatica e impatto aromatico intenso e lungo, con un finale salino. Il pensiero va al mare e alle grandi traversate: archetipo fondativo dell’avventuriero.
“Il mare è l’immagine dell’inafferrabile fantasma della vita.” (Herman Melville)

Champagne Fauve Famille Delouvin

Uno Champagne 75% chardonnay e 25% pinot meunier dalla spiccata tensione gustativa, capace di risaltare il terroir con precise pennellate gessose e minerali. La firma è quella del giovane Geoffrey Delouvin, undicesima generazione della famiglia di vigneron Delouvin Nowack a Vandières, nel cuore della Valle della Marna, a cui abbiamo dedicato questo articolo.
Barbaresco 2013 Gaja

Il Barbaresco di Gaja è un violino sempre accordato. Dicono che il violino sia lo strumento più simile alla voce umana, certo è che riesce a prestarsi a una grande varietà di sfumature: “voce passionale e casta allo stesso tempo, straziante e dolce, che piange e grida e si lamenta, o canta e prega e sogna, o esplode in accenti di gioia, come nessuno altro potrebbe fare”. Il Barbaresco di Gaja è eleganza inscalfibile.
Si fece un violino di vetro perché voleva vedere la musica. (W. Szymborska)
Rioja Vina Tondonia Reserva 2004 Lopez de Heredia

Questo vino ci ricorda una terra che amiamo molto e un viaggio di alcuni anni fa nei dintorni di Haro, la città culto del vino, dove si concentrano le bodegas più antiche della Rioja, la zona vinicola più conosciuta della Spagna. La Reserva 2004 è la stata protagonista del nostro pranzo di Pasqua, esaltandosi in abbinamento all’agnello al forno.
Montepulciano d’Abruzzo 1988 Valentini

I vini non finiscono, attendono in bottiglia e permangono in memoria. Nel 1988 eravamo bambini, trentadue anni dopo abbiamo ritrovato in un calice di Montepulciano il racconto di una parte d’Abruzzo. Un guanto di velluto su una mano grande e forte che sa accarezzare e stringere, prendere e lasciare. Bottiglia protagonista della verticale di Montepulciano d’Abruzzo Valentini che abbiamo organizzato a San Valentino, il nostro ultimo evento prima delle note vicende che hanno cambiato la vita di tutti noi.
Cerasuolo d’Abruzzo Superiore 2019 Praesidium

Tutti i Cerasuolo d’Abruzzo sono rosati, non tutti i rosati sono Cerasuolo d’Abruzzo. Pochissimi sono Cerasuolo d’Abruzzo Superiore. Se poi vieni dalla Valle Peligna, culla del vino rosa abruzzese, allora non c’è partita. Succoso e croccante, goloso e vibrante. Un vino-manifesto della tipologia.
Dolcetto d’Alba 2012 Flavio Roddolo

Il Dolcetto è un’uva difficile da coltivare, “che patisce tutto” come ci disse Flavio Roddolo quando andammo a trovarlo. Un’uva difficile che dà un vino semplice, per chi sa farlo e per chi sa berlo. Questa bottiglia la comprammo proprio nel corso della visita alla sua casa-cantina. Profuma di rose e viole, il sorso è polposo ed ha una vocazione gastronomica incredibile. Uno dei vini più apprezzati durante il nostro evento estivo “L’attesa e la scoperta nel vino e nella vita”.
Spatburgunder Grauwacke 2018 Meyer-Nakel

Ci si innamora, a volte, di ciò che non si vede. Non abbiamo mai visto la valle dell’Ahr ma è bastato assaggiare questo pinot nero di incredibile eleganza per metterla in agenda tra i prossimi luoghi del vino da visitare, speriamo quanto prima. Nel frattempo le abbiamo dedicato questo articolo per viaggiare con la fantasia.
Rosé frizzante “col fondo” Cingilia

Semplice non vuol dire facile. Fabio Di Donato riesce a fare vini semplici, tecnicamente ineccepibili, dalla personalità schietta e senza fronzoli. Come questo rosato frizzante da uve Montepulciano.
Bisogna essere leggeri come una rondine, non come una piuma. (P. Valery)
Borgogna Les Riaux 2017 Domaine Derain

Leggiadro e cristallino, la Borgogna “less is more” che porta la firma di Domenique Derain. Ha accompagnato una delle più belle cene fuori (delle pochissime) in compagnia di amici appassionati bevitori da La Fabbrica del Vino, un locale novità del 2020.
Champagne Entre Ciel & Terre Francoise Bedel

“Le savoir du terroir, la saveur du savoir ” (il sapere del terroir, il sapore del sapere) recita la retroetichetta di questo champagne extrabrut espressione in prevalenza dell’annata 2012, sboccato a giugno 2018. Complesso e vinoso, concilia verticalità e note minerali con la piacevole cremosità del dosaggio.
Tignanello 2016 Antinori

Un nome che conoscono tutti. Per me è il vino di Giacomo Tachis, un punto di riferimento per tutti gli amanti del vino. Tachis diceva che il vino è l’interpretazione umana dell’uva. Il vino è cultura e degustare il Tignanello è sempre una magnifica esperienza.
Se desiderate leggere il libro di Tachis “Sapere di vino” lo trovate qui!
Trebbiano d’Abruzzo 2017 Emidio Pepe

Trebbiano d’Abruzzo di nonno Pepe: l’annata 2017 in stato di grazia. Vibrante nel colore e nel gusto. Perfetto con il pollo alla brace in una serata estiva a casa tra pochi amici. L’unico difetto è che è finito troppo presto…
Lefric Marche Rosso 2019 Vigneti Vallorani

Lefric è l’amico intelligente e brillante che sa non prendersi troppo sul serio. Il compagno ideale delle cene estive, soprattutto se servito fresco. Un rosso contemporaneo e giocoso, 50% Sangiovese con parziale macerazione carbonica a grappolo intero, 30% Montepulciano e 20% Syrah. Lo abbiamo assaggiato da Vigneti Vallorani, una delle più belle scoperte realizzate nelle gite fuori regione (pochissime) che ci siano concessi quest’anno.
Lambrusco Ferrando 2017 Quarticello

“Non bevo Lambrusco”, esordii così diversi anni fa davanti al produttore Quarticello (il tatto non è mai stato il mio forte). Lui fu fin troppo gentile facendomi assaggiare i suoi vini senza pretesa alcuna. Era Vinnatur 2016 a Roma. Da allora il Lambrusco è uno dei miei vini preferiti. Alcuni dicono che il Lambrusco non è vino, ma è solo perché non hanno mai assaggiato quelli veri. Questo Lambrusco Salamino lo abbiamo bevuto in compagnia, in una delle pochissime cene con gli amici fatte quest’anno, abbinato all’ottima pizza gourmet di Fragranze. Ci piaceva già prima, in compagnia ci è piaciuto ancora di più.
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