C’era una volta la Fillossera: breve storia (non autoreferenziale) di un piccolo insetto che ha sconvolto il mondo

Nel 1914 il Dott. R. Grandori pubblicava il libro “Risultati dei Nuovi Studi Italiani sulla fillossera della vite”. Il libro raccoglieva tutta una serie di studi condotti all’indomani degli sconvolgimenti nella viticoltura europea causati dall’invasione di questo insetto. La fillossera, scriveva Grandori, si era presentata come un male incurabile che “superava vallate e catene di montagne e che l’uomo stesso, ancora ignaro del modo di riprodursi e di propagarsi, continuava e continua ancora oggi a diffondere.”

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C’era una volta un insetto sconosciuto

Nel 1866, in Francia, le viti cominciarono misteriosamente a morire. Le foglie diventavano rosse e cadevano, i grappoli avvizzivano e le radici marcivano. Nel 1867 Jules Emile Planchon, capo del dipartimento di botanica dell’università di Montpellier, fu messo a capo di una commissione di indagine. Le piante colpite dalla malattia non presentavano alcuna causa evidente, neppure a livello microscopico. Planchon ebbe l’idea di studiare le piante apparentemente sane che crescevano a fianco di quelle morte. Fu così che scoprì che le radici di queste piante erano infestate da un piccolo insetto giallastro che ne succhiava la linfa. Diede a questo afide il nome di Rhizaphis vastatrix (lett. afide che devasta le radici della vite) modificato poi in Daktulosphaira vitifoliae (anello delle foglie di vite).

Nonostante le evidenze portate, ci vollero molti anni prima che la comunità scientifica riconoscesse la validità delle conclusioni di Planchon e identificasse la causa della malattia nella azione della fillossera. Intanto la malattia si diffondeva. Tra il 1875 e il 1889 la produzione di vino francese era passata da 83 milioni di ettolitri a meno di 24 milioni. E la pestilenza si era diffusa in Spagna, Germania e Italia. Planchon, nonostante lo scarso sostegno, continuò a indagare per scoprire le origini di questa piaga. Grazie agli studi condotti da C.V. Riley si giunse alla conclusione che questo afide era lo stesso individuato dall’entomologo Asa Fitch nel 1854 sulle foglie di alcune viti americane. Si comprese che il parassita era stato introdotto in Francia con l’importazione di barbatelle americane. Le viti americane erano immuni all’attacco della fillossera, almeno a livello radicale. La causa del problema conteneva già la soluzione, ovvero l’innesto di ceppi europei su piedi di vite americani. In verità ci vollero diversi anni per selezionare le viti americani resistenti e in grado di adattarsi a terroir differenti e ci furono non pochi ostacoli di tipo sociale e politico.

In ogni caso la sconfitta della fillossera non fu definitiva. Nel 1980 si ripresentò in California, con un impatto meno violento in quanto l’insetto californiano non aveva una fase alata e si diffondeva più lentamente. Anche qui si risolse reimpiantando i vigneti con piedi di vite di consolidata resistenza.

Il ciclo biologico della fillossera

Planchon dedicò molto studio alla comprensione del ciclo di vita della fillossera. La maggior parte degli insetti ha un numero limitato di fasi di sviluppo mentre la fillossera ne ha diciotto. Inoltre queste fasi sono suddivise in quattro forme vitali principali che ricalcano le fasi della vite.

La fillossera inizia deponendo le uova sulle foglie della vite. Le ninfe che ne fuoriescono hanno il solo scopo di riprodursi e dopo l’accoppiamento muoiono. Poco prima di morire la femmina depone un uovo nella corteccia del tronco della vite che resta dormiente fino all’innalzamento della temperatura. La ninfa che nasce dall’uovo è sempre una femmina partenogenetica (ovvero in gradi di riprodursi senza accoppiarsi) che punge le foglie creando delle galle bulbose. All’interno di queste galle si sviluppano nuove femmine partenogenetiche, alcune di queste continuano il loro ciclo sulle foglie, producendo nuove galle, altre mirano verso le radici entrando nella terza fase vitale, deponendo altre uova per via asessuata. In questa fase la finalità principale delle ninfe è mangiare e quindi danneggiano gravemente le radici. La quarta fase del loro ciclo di vita prevede lo sviluppo delle ali, ed è in questo modo che possono diffondersi da un vigneto a un altro.

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Informazioni su La Fillossera - Innesti di vino e cultura (Articoli)
La Fillossera è Graziana Troisi. Sono l'autrice del blog e degli articoli.

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