Il Trebbiano, non un vitigno ma una famiglia di vitigni diffusi nel mondo
Le origini del nome Trebbiano
Plinio il Vecchio, nella sua Naturalis Historia, parla di un vinum trebulanum prodotto in agro Trebulanis, vicino Capua. E aggiunge che questo vino si distingue (excitavit novis) rispetto ai vini comuni molto diffusi in Campania e bevuti dal popolo (alioqui semper inter plebeia).
Fin dalle sue origini, pertanto, il trebbiano trova una sua identità soltanto legato a un territorio particolare. Andrea Bacci lo considera autoctono di Luni, zona di confine tra Liguria e Toscana. Altre teorie sull’origine del nome fanno riferimento alla Val Trebbia e al fiume omonimo, sui colli piacentini, ma anche ai diversi paesi chiamati Trebbo o Trebbio, presenti un po’ ovunque in Italia.
Il Trebbiano, una delle varietà più coltivate in Italia e nel mondo

In Italia il Trebbiano è tra i vitigni a bacca bianca più coltivati, dopo la Glera e insieme al Catarratto, e lo troviamo in quasi tutte le regioni, ad esclusione di quelle più fredde, con una concentrazione maggiore in quelle centrali.

È anche l’unico italiano a comparire nelle lista dei primi dieci vitigni più coltivati al mondo (Fonte OIV), con una presenza importante in Francia, dove viene utilizzato soprattutto come base per i grandi distillati, come il Cognac e l’Armagnac. Viene chiamato Ugni blanc o Saint émilion (tra gli altri sinonimi meno diffusi Blanc Auba, Blanc de Cadillac, Cadillac, Chator, Clairette Ronde, Queue de Renard, Rossan de Nice, Roussan, Roussea).
In Portogallo le diverse varietà di Trebbiano prendono i nomi di Bragrunha, Douradina Branco, Eugana Repazes, Espadrino Branco, Malvasia Fina, Paduro Branco e Talia.
Il Trebbiano, o meglio i trebbiani, li troviamo anche in Bulgaria (Ugni Byal, Sent Emilion) in alcune zone di Sudafrica (Trebbiano), Bosnia e Macedonia (Juni Blan, Uva Bianca, Trebbianone, Trebbianolli, Trebbiano Fiorentino, Trebbiano Forte, Blanc de Cadillac), Grecia, Moldavia e di alcuni paesi dell’America del Sud. Da un incrocio tra l’Ugni Blanc e il vitigno Rayon d’Or si ottiene il Vidal Blanc, l’uva più diffusa nell’America del Nord con cui si producono i celebri ice wines canadesi.
Le varietà di Trebbiano in Italia
Le principali varietà di Trebbiano coltivate in Italia sono il Trebbiano Toscano (o Procanico), il Trebbiano d’Abruzzo, il Trebbiano Romagnolo, il Trebbiano Modenese, il Trebbiano Giallo e il Trebbiano Spoletino. E il Trebbiano di Soave? No, il Trebbiano di Soave, noto anche come Trebbiano di Lugana, è sinonimo di Verdicchio (Calò, Costacurta, Cancellier e Forti 1991).
Trebbiano d’Abruzzo
Il primo a parlare di Trebbiano d’Abruzzo è l’ampelografo Molon nel 1906. Per molto tempo confuso con il Bombino bianco quello abruzzese è stato iscritto nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite soltanto nel 1994. Nel disciplinare di produzione approvato nel 1972 veniva considerato sinonimo del Bombino: “il vino deve essere ottenuto dalle uve provenienti da vigneti composti dai vitigni Trebbiano d’Abruzzo (Bombino bianco) e/o Trebbiano toscano…”. Ancora nel disciplinare attuale, in relazione ai vitigni ammessi, leggiamo “vitigni Trebbiano abruzzese e/o Bombino bianco e/o Trebbiano toscano almeno all’85%”. Di fatto soltanto un 20% di tutte le varietà di trebbiano coltivate in regione possono considerarsi del tipo abruzzese (qualcuno sostiene anche meno).

Il grappolo è grande, alato e compatto. Gli acini sono di media grandezza, con buccia spessa di colore giallo verdastro. Matura tra la fine di settembre e i primi di ottobre. La coltivazione della varietà abruzzese presenta più difficoltà rispetto alle altre e riesce a dare vini di carattere soltanto in particolari condizioni pedo-climatiche e con accorte tecniche di vinificazione e affinamento.
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Trebbiano Giallo
Il Trebbiano Giallo, conosciuto anche come Trebbiano dei Castelli o Trebbiano Giallo di Velletri, è diffuso nel Lazio e, in particolare, nella zona dei Castelli Romani. Lo troviamo all’interno di varie doc, sempre però in assemblaggio con altre varietà.
Trebbiano Modenese
Diffuso nella bassa pianura modenese e, in parte, in quella reggiana, è utilizzato per vini comuni di pronta beva (anche frizzanti) e, soprattutto, per la produzione dell’aceto balsamico tradizionale di Modena.
Trebbiano Romagnolo
È il vitigno più coltivato in Emilia Romagna e lo troviamo nella Doc Trebbiano di Romagna. In provincia di Ravenna è conosciuto anche con il nome di Trebbiano della Fiamma, per la colorazione dorata che assumono gli acini a piena maturazione.
Trebbiano Spoletino
Le origini di questo vitigno sono incerte e, a discapito del nome, non ci sono prove che sia originario di Spoleto. È coltivato in Umbria, in particolare nella provincia di Perugia. Grazie ad una maturazione tardiva accumula lentamente gli zuccheri. Il vino che si ottiene, dal colore giallo dorato, è caratterizzato da una spiccata vena acida sorretta da corpo e buona alcolicità. Generalmente è un vino ben riconoscibile.
Trebbiano Toscano
Diffuso prevalentemente in Umbria (dove viene chiamato Procanico) e in Toscana, il Trebbiano Toscano è presente anche in Emilia Romagna, Veneto e Abruzzo. Era una delle uve a bacca bianca ammessa tradizionalmente per la produzione del Chianti, sebbene in percentuale minore rispetto alla Malvasia. In Toscana è il vitigno di base per la produzione di molti Vin Santo, come quello del Chianti e del Chianti Classico, di Carmignano, di Montepulciano e dell’Elba.
Una delle fonti per questo articolo è l’indispensabile Guida ai vitigni d’Italia, Slow Food Editore.
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