La leggenda del Teroldego Rotaliano
Teroldego ovvero, secondo alcuni, “Tiroler Gold” Oro del Tirolo, ipotesi etimologica sul nome di questo vitigno trentino a bacca rossa supportata da atti notarili risalenti al 1480 che documentano come il valore di questa uva servisse da base per le transazioni commerciali.

Grappolo di Teroldego
Il nome del vitigno non è completo se non si aggiunge alla parola Teroldego l’aggettivo Rotaliano, con riferimento al solo terroir d’elezione di questa uva che fuori dai 400 ettari coltivati nella Piana Rotaliana non ha trovato altre zone idonee al suo sviluppo.
In Trentino il Campo Rotaliano nasce in tempi antichi per opera di un ghiacciaio che, irrompendo attraverso quello che oggi è il passo della Rocchetta, ha creato una piana circondata da un alto baluardo di pareti rocciose.
Quest’area ha caratteristiche pedologiche uniche dovute ad un terreno leggero limoso-sabbioso poco profondo e di buona fertilità, ed alla presenza di imponenti montagne che, proteggendola dai venti freddi provenienti da Nord e trattenendo il calore estivo, creano le condizioni ideali per la maturazione delle uve. Il sistema di allevamento è quello tradizionale della pergola trentina.
Ma il vino Teroldego è conosciuto anche con un altro nome “Sangue di drago”. Sulla montagna che sovrasta Mezzocorona si ergeva una grande caverna. All’interno di questa, in epoca medievale, fu costruito il castello denominato corona di san Gottardo, i cui resti sono visibili ancora oggi.

Castello di San Gottardo
Un giorno un drago trovò rifugio in questa grotta, terrorizzando gli abitanti del luogo con le sue razzie di cibo. Finalmente il Conte Firmian affrontò il drago e, con uno stratagemma, riuscì non soltanto a stanarlo dalla grotta ma anche a trafiggerlo nel ventre, unico punto debole del basilisco che aveva il resto del corpo ricoperto da scaglie ossee. Per mostrare il suo eroismo il Conte mozzò la testa al drago sollevandola al cospetto degli abitanti di Mozzacorona. Gocce di veleno colarono dalla testa mozzata del drago penetrando l’armatura del Conte e bruciandolo fino a farne cenere. Insieme al veleno il drago perse molto sangue. Da questo sangue nacquero le viti di Teroldego.
Tannini possenti, grande estratto e vibrante acidità fanno del Teroldego un vino complesso e longevo. È stato il primo vino trentino ad ottenere la denominazione di origine nel 1971.
Che bella storia! Grazie mille!
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Grazie a te!
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