Da Monemvasia il nome Malvasia, un vitigno da declinare al plurale
Malvasia: una famiglia eterogenea
Le tipologie di Malvasia rappresentano una famiglia eterogenea, composta da varietà a bacca bianca, nera e rosa, alcune aromatiche e altre neutre. Sono diffuse in tutta Italia, isole comprese, raccomandate e autorizzate in circa 80 province ed entrano in molte denominazioni, sia in purezza che in assemblaggio con altre uve.


Le origini del nome
Monemvasia è un’antica cittadina medievale greca nel Peloponneso, un tempo uno dei porti più importanti per il commercio del vino “Cretico” proveniente da Rodi, Creta e dalle Isole Ioniche. Questa rotta commerciale era utilizzata già dall’XI secolo dai mercanti veneziani che introdussero questi vini in Italia. Nel 1463 Monemvasia divenne possedimento diretto della Serenissima, nel secolo successivo fu occupata dai turchi e soltanto nel 1821 divenne greca.
“Mia signora Monemvasià, mia nave di pietra. Hai mille fiocchi e mille vele. Sei immobile e mi fai navigare in tutto il mondo” Yannis Ritsos

“Monembasia” o “Monemvasia” o “Monovaxia”, il cui significato letterale è “porto che ha una sola entrata”, che è degenerato poi in “Malfasia” e italianizzato in “Malvasia” ad indicare i vini e poi alcuni vitigni provenienti da quella area.
Grazie ai veneziani e ai genovesi, dunque, le diverse varietà di Malvasia si sono diffuse in tutte le regioni dell’Adriatico. Il primo a citare le molte tipologie di Malvasia diffuse in Italia è Andrea Bacci nella sua De Naturali Vinorum Historia alla fine del Cinquecento.
L’Istituto Sperimentale per la Viticoltura di Conegliano Veneto, partendo da un campione di 30 accessioni, ha identificato 17 varietà di Malvasia; attualmente iscritte al Registro Nazionale delle Varietà di Vite ci sono 19 varietà.

Malvasia a bacca bianca
Malvasia Bianca di Candia
Candia è, oggi, il comune più popoloso dell’isola di Creta, in passato il nome indicava praticamente tutta l’isola che era un ducato della Repubblica di Venezia (dal 1212 al 1669). Da qui il nome della Malvasia Bianca di Candia, la più coltivata in Italia, soprattutto nel Lazio, in Toscana, in Liguria, in Emilia Romagna e in Campania. È conosciuta anche con il nome di Malvasia Rossa, perché il germoglio assume una colorazione rossastra in fase di sviluppo. Non è una varietà aromatica. Il vino che si ottiene è sapido con finale amarognolo.
Malvasia di Candia Aromatica
È una delle varietà più aromatiche, diffusa soprattutto in Emilia Romagna, ma anche nell’Oltrepò Pavese e nel Lazio. Viene vinificata anche in versione frizzante e passita.

Malvasia del Lazio
È diffusa soltanto nel Lazio e, in particolare, sui colli romani; viene utilizzata prevalentemente in assemblaggio e conferisce ai vini freschezza, sapidità e corpo. Chiamata anche Malvasia Puntinata o col Puntino, dei “puntini” dal colore marroncino, infatti, sono ben visibili sugli acini maturi.
Malvasia delle Lipari
La presenza del vitigno Malvasia sulle Lipari o Eolie è antica, importata dai coloni greci sul finire del 500 a.c., e con caratteristiche morfologiche peculiari rispetto a tutti gli altri vitigni Malvasia presenti in Sicilia e nel resto della Penisola. Viene coltivata sui terreni di origine vulcanica di queste isole, in forte pendenza, tanto da poter parlare di “viticoltura di montagna”. È prevista soltanto nella DOC omonima.
Malvasia di Sardegna
È coltivata esclusivamente in Sardegna. Con tutta probabilità si è diffusa sull’isola durante la dominazione bizantina. Nei dintorni della cittadina di Bosa ha trovato un areale particolare di coltivazione che dà origine a una denominazione di grande fascino quale la Malvasia di Bosa. Le tipologie previste dalle Doc Malvasia di Cagliari e Malvasia di Bosa sono Secco, Dolce Naturale, Liquoroso Secco, Liquoroso Dolce Naturale. In entrambi i casi ci troviamo di fronte a vini frutto di un lungo invecchiamento e di una iperossidazione controllata, dai profumi intensi e complessi e dal sapore vellutato e persistente.
Malvasia Istriana
Viene coltivata soltanto in Friuli Venezia Giulia e, in piccolissima parte, nel Veneto. I vini da Malvasia Istriana di maggiore spessore sono quelli prodotti nella zona del Carso, su terreni aridi e selvaggi che regalano concentrazione e mineralità.
Malvasia Bianca Lunga
È maggiormente conosciuta come Malvasia Toscana o Malvasia del Chianti. Vitigno ampiamente diffuso in Toscana e, in passato, veniva vinificato in assemblaggio con il Sangiovese e il Canaiolo per la produzione del Chianti. Lo troviamo anche in Puglia, in Umbria, nel Lazio e nelle Marche. La sua aromaticità è alquanto moderata, aggiunge al vino profumo e corpo.
Malvasia Bianca
È idonea alla coltivazione in Campania, Calabria, Sicilia e Puglia, ad eccezione del Salento. La varietà è aromatica e dà ai vini corpo e alcolicità, oltre ai profumi fragranti fruttati e muschiati.
Malvasia Bianca di Basilicata
Diffusa nella regione Basilicata, in particolare nella zona del Vulture, ha caratteristiche simili alla Malvasia bianca di Candia, sebbene il grappolo sia molto più piccolo. Tradizionalmente sfruttata per la sua vivace acidità e l’aromaticità in assemblaggio con il Moscato Bianco e in passato anche con l’Aglianico.
Malvasia Moscata
Vitigno aromatico un tempo diffuso in Piemonte, indicato con nomi diversi nelle diverse zone: nel Torinese semplicemente Malvasia Bianca, Malvasia Greca nell’Alessandrino e Moscato Greco nel Monferrato. Nel tempo la sua presenza si è ridotta a favore del Moscato Bianco. Ha, tuttavia, un notevole potenziale enologico e risulta molto adatto all’appassimento, perché meno sensibile alla Botrytis cinerea e agli altri marciumi del grappolo, rispetto al Moscato bianco. Per queste ragioni è oggetto di recupero ed è stato iscritto al Registro delle Varietà nel 2012.
Iscritta al Registro della Varietà della Vite dal 2017 c’è anche una Malvasia Casalini Bianca, ovvero una Malvasia aromatica di Parma, di cui non sono presenti dati di vinificazione.
Malvasia a bacca nera
Le Malvasie Nere hanno la medesima origine di quelle bianche. Ed anche tra queste ci troviamo davanti a una famiglia composita di varietà che, in alcuni casi, non hanno molto in comune.
Malvasia Nera
Il vitigno è coltivato in tutta la Toscana, dove entra nella DOC Cortona, in Sardegna, nella provincia di Bolzano dove viene chiamato Malvasier, e in Campania.
Malvasia di Casorzo
Uno dei vitigni di Malvasia aromatici a bacca nera del Piemonte, coltivato quasi esclusivamente nel comune di Casorzo, nel Monferrato, in provincia di Asti. Il vino che si ottiene, abbastanza scarico di colore, ha profumi delicati e aromatici, gusto dolce, poco tannico.
Malvasia di Schierano
Il vitigno è coltivato sulle colline astigiane e, in particolare, a Castelnuovo Don Bosco che dà il nome alla DOC.

Malvasia Nera Lunga
Il vitigno Malvasia Nera Lunga viene coltivato nella regione Piemonte e sta soppiantando la Malvasia di Schierano in quanto dotato di maggiore vigore e produttività.
Malvasia Nera di Basilicata
Diffusa nelle province di Potenza e Matera, viene utilizzata come uva da taglio, soprattutto insieme all’Aglianico, al quale apporta aromaticità, acidità fissa e corpo.
Malvasia Nera di Brindisi
Varietà a bacca nera aromatica chiamata anche Malvasia Nera di Bari, di Trani, di Bitonto e Malvasia Negra. È diffusa in Puglia, ma presente anche in Calabria e in Toscana; viene vinificata in rosato e, più spesso, in assemblaggio con il Negroamaro.
Malvasia Nera di Lecce
Come anticipa il nome, questa Malvasia è coltivata nella provincia di Lecce. Non presenta un gusto aromatico. Produce vini corposi e alcolici ma dotati di buona finezza gustativa.
Secondo alcuni studi Malvasia Nera di Basilicata, di Brindisi e di Lecce potrebbero essere geneticamente affini se non identici, al momento sono però iscritti come varietà separate nel Registro delle Varietà della Vite.
Malvasia Rosa
La Malvasia Rosa è una mutazione gemmaria della Malvasia di Candia Aromatica, della quale possiede medesime doti aromatiche e sensoriali, a differenza di questa, però, le bacche hanno un colore rosa e il grappolo è più piccolo. È stata rilevata nella Valnure, in provincia di Piacenza, alla fine degli anni ’60 dal professor Mario Fregoni.

Se vi è venuta voglia di visitare Monemvasia, vi consigliamo l’articolo dei nostri amici Cristian e Irene sul loro blog Il Nomade di Vino.
Per approfondire lo studio dei vitigni italiani potete acquistare il libro Guida ai vitigni d’Italia. Storia e caratteristiche di 700 varietà autoctone che è una delle fonti di questo articolo.
Di lettura decisamente più impegnativa, ma di sicuro interesse, è Vitigni d’Italia. Le varietà tradizionali per la produzione dei vini moderni
L’immagine di copertina è presa dal sito https://www.malvasiawines.gr/
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