Parole del vino: cratere
La parola “Cratere” oggi è utilizzata per descrivere, prevalentemente, una depressione circolare o la bocca di un vulcano, ma la sua etimologia ci riporta al vino e alla sua storia.
Cratere deriva dal latino cràter, parola mutuata dal greco kratér (κρατήρ) con riferimento al “vaso per miscelare vino e acqua”.
I giovani coronarono di vini i crateri
e lo distribuirono a tutti nei calici, versandolo in giro.
Odissea – libro terzo / 339-340
Mischia il cratere, e versa il vino a tutti in sala […]
… E Pontònoo mescolò il vino profumo di miele, ne diede a tutti in fila, riempiendo le coppe.
Odissea – libro settimo / 179-183
L’offerta di vino e cibo è il primo gesto di ospitalità, che spesso precede persino la presentazione dell’ospite. Tanto il giovane forestiero, quanto il vecchio mendicante o il naufrago smarrito sono accolti e immediatamente ristorati con vino e “mensa pulita”. A mescere il vino sono i giovani o le dispensiere e, durante il simposio, il simposiarca.
Il vino miscelato nel cratere, insieme alle carni arrosto, è l’offerta per gli dei.
Accompagnando il vino ogni momento di incontro e discussione, la miscelazione con l’acqua e, spesso, con spezie o miele, serve anche ad alleggerirne il contenuto alcolico. Quando lo si beve non diluito, da “pazzo”, il vino provoca ubriachezza e sonno, come accade a Polifemo.

Di probabile origine assira, il cratere sarebbe giunto ai Greci tramite i Fenici. Fino alla fine dell’età romana, esso rimase uno degli utensili indispensabili per la casa, oltre che un oggetto sacro offerto nei templi come dono votivo di gran pregio.
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