Essere Pinot nero
La scienza ancora non ha chiarito in via definitiva se la componente genetica dell’essere umano abbia un peso specifico superiore rispetto alle influenze dell’ambiente esterno. Se lo sono chiesti i filosofi dall’alba dei tempi: alcuni hanno dedotto che l’uomo nasce buono ma viene corrotto dalla Società, altri sono partiti dall’assunto opposto per il quale l’uomo sarebbe un lupo tra i lupi.
La pedagogia ha aperto nuove prospettive attribuendo un ruolo predominante all’ambiente: l’identità individuale sarebbe il risultato del vissuto e della interazione con i gruppi primari e secondari.
Tra caso e necessità, l’uomo è questa creatura sospesa tra potenza e atto, tra interno ed esterno. Il gioco delle interazioni è talmente imprevedibile ed in costante mutamento che persino due gemelli nati nella stessa famiglia possono sviluppare due caratteri completamente diversi.
Eppure in ognuno di noi sopravvive la convinzione, più o meno velata o accentuata, di esserci nati in un certo modo.
Insomma alcuni di noi si sentono a volte Pinot nero.
Si, perché il Pinot Nero è un’uva che fa un po’ come vuole, difficile da coltivare e vinificare, se trova le giuste condizioni in vigna e in cantina può diventare il più grande vino del mondo e con la stessa facilità può trasformarsi in un vino mediocre.
Lo si ama o lo si odia, difficilmente ci sono mezze misure.
L’unica certezza per chi decide di coltivarlo e vinificarlo è quella di lanciarsi in una avventura il cui esito non è scontato.
Allo stesso modo il degustatore, ad ogni bottiglia stappata, dovrà essere pronto ad un sorso non banale e non sempre prevedibile.
Il pinot nero è per gli avventurieri, per chi ama le grandi passioni e si getta avanti nella vita senza pensare troppo alle conseguenze.
E così, quelli di noi che si sentono un po’ Pinot Nero si amano e si odiano al tempo stesso. Hanno pochi amici, ma per sempre, vivono pochi amori però nudi e disarmanti. E loro stessi vorrebbero, a volte, essere nati Merlot o Chardonnay ma, mentre li sfiora l’ambizione di una vita ordinaria, un’altra forza oscura e ben più potente li trascina e li eleva sopra la massa dei vini facili. Li spinge a cercare quelle condizioni ideali per esprimere pienamente se stessi, per essere atto e non solo potenza, e non accontentarsi di essere semplice vino comune ma realizzare ciò che in loro coscienza sanno di essere: uno dei più grandi vini del mondo.
Non sempre ci si riesce. A volte si rimane una occasione mancata, una bella promessa infranta; ma se si sopravvive a se stessi, se, con un po’ di fortuna e una buona dose di audacia, si trovano alleati, complici e amanti, allora ci si salva, allora non si soccombe. Allora si splende.
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