Gli anni ’90 nel calice
Un interessante ritorno agli anni ’90 attraverso 5 vini rappresentativi di terroir e stili enologici differenti. Ciascuno ci ha rivelato la sua personalità.
Il Trebbiano d’Abruzzo 1998 Valentini con il suo giallo intenso e brillante alla vista non rivela l’età ma anticipa una struttura complessa, ricca di estratto. Note di camomilla, erbe aromatiche, ricordi di nocciola e un buon equilibrio gustativo.
Il Cervaro della Sala 1994, firmato da un giovane Renzo Cotarella, è evoluto e minerale. Naso complesso, dalla macchia mediterranea alla scorza di arancia candita, al dattero. Nel cavo orale la freschezza è sorprendente. Persistenza lunghissima. Un vino splendido e in forma smagliante.
Il Chianti Classico Riserva 1999 Querciabella ha una struttura intensa ma non pesante. Pura espressione di Sangiovese. Frutta sotto spirito, fiori secchi, confetto e nota animale appena accennata e integrata. Bocca elegante, verticale, tannino vellutato. Grande beva.
Il Barolo 1996 Borgogno ha una evoluzione terziaria che fa venire voglia di perdersi nei suoi profumi. In bocca, la vivacità e la potenza del Nebbiolo si disvelano con il vigore dei tannini forti ma raffinati accompagnati da una polpa fruttata. Secondo il vangelo della sommellerie andrebbe decantato per la presenza importante di sedimento. Noi abbiamo scelto di lasciarlo vivere dalla bottiglia al calice.
Il Don Anselmo 1998 Paternoster è un aglianico del Vulture che non teme il tempo, anzi se ne nutre. Intenso, profondo, a tratti oscuro. Da lasciare nel calice ed ascoltarlo svelare istante dopo istante la sua struttura ampia, il tessuto complesso e la sua impronta tattile.
Una sorpresa
Una bella sorpresa: un Fontanafredda Brachetto d’Acqui 1997 che un nostro amico ha ritrovato in cantina e condiviso con noi, visto il tema “Anni ’90” della serata. La scoperta è stata una effervescenza ancora ben presente e un gusto pieno e avvolgente!
Un Intruso
Arriva da Pietranico questo Trebbiano d’Abruzzo. Giovane e fatto da uno che negli anni ’90 era un ragazzino. Luca Paolo Virgilio della azienda Caprera ci ha fatto dono di questa bottiglia che abbiamo condiviso con tutti i nostri ospiti. Fine, autentico, semplice nel senso migliore del termine. Chissà, magari tra venti anni i nostri eredi lo degusteranno in una serata vintage come la nostra!
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