Campioni di vasca della Cantina Marchesi de’ Cordano: promesse e segreti del vino
Il vino prima del vino
Assaggiare il vino prima che arrivi in bottiglia spillandolo direttamente dal serbatoio in acciaio o dalla botte è una esperienza didattica ed emotiva significativa. Da Marchesi De’ Cordano, cantina sulle colline pescaresi di Loreto Aprutino, abbiamo confrontato Trebbiano d’Abruzzo e Cococciola, una base spumante e un Montepulciano d’Abruzzo.
Le promesse in bianco
Trebbiano d’Abruzzo e Cococciola, vitigni autoctoni abruzzesi, già dalla prova di vasca si sono manifestati con le loro peculiarità. Naso di fiori bianchi e frutto delicato per il Trebbiano, con un lieve richiamo alle erbe aromatiche. Durante l’assaggio è emersa una buona acidità, un corpo leggero ma incisivo. Finale non ancora pulito e alla ricerca di un equilibrio gusto-olfattivo che ritroviamo dopo almeno tre, quattro mesi di affinamento in bottiglia.
La Cococciola, anche nel campione, ha uno spettro olfattivo più complesso: frutta bianca, note vegetali e un preludio di mineralità. Bocca decisamente fresca con una chiusura già precisa e pulita.
La promessa frizzante
Chardonnay e Pinot Nero coltivati in montagna ad una altitudine di circa 600 m. slm. saranno la base per il Metodo Classico della Cantina. In questo caso l’aspetto olfattivo è secondario in quanto i sentori tipici andranno a svilupparsi dopo la presa di spuma e l’affinamento sur lies. Nel cavo orale l’impatto è, invece, molto incisivo: l’acidità è intensa con una nota citrica importante. Con questo assaggio possiamo comprendere come la spalla acida sia la componente determinate per garantire la longevità di un vino, soprattutto se destinato alla spumantizzazione. Sebbene a risaltare sia la freschezza, ad un secondo assaggio, emergono l’eleganza e la “grassezza” dello Chardonnay (si intuisce una piccola percentuale di vino di riserva passato in barrique) e lo spessore del Pinot Nero. La trama della cuvée ci lascia intuire che, quando i tempi saranno “maturi”, ci troveremo difronte a uno spumante di struttura.
L’assaggio del Metodo Classico, vendemmia 2013 e sboccatura a febbraio 2017, ha certamente confermato questa intuizione. Giallo dorato brillante, con un perlage fine e una notevole persistenza gusto-olfattiva.
La promessa in rosso
“Il ragazzo si farà..” cantava De Gregori. Nel calice troviamo un Montepulciano d’Abruzzo appena tolto dalla botte grande. Il naso è ancora chiuso, ma desideroso di concedersi al degustatore paziente. Nel cavo orale il tannino vegetale è il biglietto da visita del vitigno. Proprio l’evoluzione del tannino è la differenza di maggiore rilievo nel confronto con lo stesso vino in bottiglia.

Il vino è materia viva, in costante evoluzione. Quello che degustiamo in bottiglia è l’esplicitazione di una promessa che, tuttavia, è ancora e sempre promessa di un mutamento. La nostra responsabilità è quella di riuscire a stappare una bottiglia nel momento di massima espressione del vino, quando il “segreto” che contiene può disvelarsi arricchendo il nostro bagaglio intellettuale e sensoriale.
I veri intenditori non bevono vino: degustano segreti
S. Dalì
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