A Capestrano non c’è un solo guerriero
A Capestrano c’è un guerriero¹. E’ alto due metri ed è forte. Resiste da secoli. Resiste “a muso duro” come quell’altro guerriero che nel 1979 scrisse il suo inno alla libertà e alla vita: “un guerriero senza patria e senza spada con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro”.
Ce n’era un po’, di questo spirito indomito, tra le stanze del convento di San Giovanni durante “Naturale”, il salone dei vini artigianali, svoltosi per la prima volta a Capestrano e non a Navelli come nelle cinque edizioni precedenti.
Sesta edizione, circa 40 produttori. Alcune novità. Di un paio avremmo volentieri fatto a meno ma, come diceva il caro Dante, “per trattar del ben ch’i’ vi trovai, dirò de l’altre cose ch’i’ v’ho scorte”.
Andiamo in ordine di assaggio, saltandone un paio per le ragioni di cui sopra.
Abbazia San Giorgio, nata nel 2015, gestisce circa 3,5 ettari di vigneti frammentati in vari corpi situati a Khamma, nella parte sud-orientale dell’Isola di Pantelleria, a circa 300 mt. Slm. Zibibbo, perricone, carignano e nerello mascalese allevati ad alberello. Circa 3000 bottiglie. Lunghe macerazioni, fermentazioni spontanee, decantazioni naturali con affinamento in botti di castagno e acciaio. L’Orange è zibibbo secco di un vivace colore arancio. Naso incantevole, pulito e netto al gusto. Viscerale il rosato da nerello e, a conferma del suo nome, magico il passito.
Cascina Boccaccio a Tagliolo Monferrato in provincia di Alessandria possiede circa 5 ettari di vigneto. Non convince con i bianchi, sbilanciati sulle durezze con una acidità ingestibile; bussa alle porte del piacere con il Rosé (dolcetto e barbera vinificati in bianco) e conquista con il Dolcetto di Ovada Riserva Nonno Rucchèin, vinificato in acciaio e affinato 24 mesi in botti grandi di rovere di slavonia. Intenso, profondo, tipico.
Terpin, vecchia conoscenza, è sempre il maestro dei macerati. Siamo a San Floriano del Collio in provincia di Gorizia, a due passi dal confine con la Slovenia, dove nel 1994 nasce l’azienda di Franco Terpin e Daniela Vidoz, che comprende 10 ettari vitati a conduzione biologica certificata, su terreni di ponka, tipica roccia calcarea argillosa di derivazione dalla marna arenaria. Vincono i “bianchi” e su tutti la Ribolla 2008: vegetale, snella, netta.
Carussin da il meglio con la Barbera. Asinoi, schietto e vivace, tira fuori il frutto espressione della sua origine; proviene da quattro vigne acquistate dai nonni di Bruna, in tempi dove si prediligeva la quantità alla qualità. Terre fresche e non molto ben esposte che producono grappoli pieni e succosi. Lia Vì è la barbera che nasce nei terreni meglio esposti dove nidifica il Muscichava Parva che in dialetto piemontese si chiama, per l’appunto, Lia Vì. Affina dai sei ai nove mesi in botti di cemento.
Casa Caterina è sempre una esperienza imprescindibile, ossidazione alla francese e lunghissime permanenze sui lieviti. Complessi, cremosi e dalla personalità dirompente. A farla da padrone è ancora il Pinot nero nelle due versioni 36 e 60 mesi di affinamento. Sorso importante e persistente.
L’Azienda agricola Occhipinti nasce nel 2004 sulle sponde nord-occidentali del lago di Bolsena, nel territorio di Gradoli a circa 450 m s.l.m. con l’obiettivo di preservare due vitigni autoctoni di questa zona: l’Aleatico e il Grechetto Rosso, attraverso la selezione massale dei cloni più adatti alla natura vulcanica dei terreni (il Lago di Bolsena è il più grande lago vulcanico di Europa). L’aleatico viene vinificato sia in bianco che in rosso. Per la vinificazione e l’affinamento si utilizzano vasche di acciaio e cemento e per il Rosso Arcaico le anfore di terracotta. L’Alea Viva 2015, aleatico 100%, è stato l’assaggio migliore: bouquet floreale di rose, viole e geranio con note di rabarbaro e china. Bocca fresca e succosa ben bilanciata con il tannino. Interessante anche Fremito, grechetto bianco in purezza macerato sulle bucce, minerale ed erbaceo con una bocca pulita e un finale nocciolato.
Restiamo in Lazio con l’Azienda agricola Milana. Siamo sui Colli Romani dove per lungo tempo il vino dei Castelli l’ha fatta da padrone. Solo nel 2009 Giancarlo Milana ha iniziato a lavorare al progetto di valorizzazione parcellare con la conversione al biologico e i primi imbottigliamenti. Quattro etichette i cui nomi di fantasia sono numeri importanti per la famiglia in quanto rappresentano le date di nascita dei vari componenti. Per tutti i vini vinificazione e affinamento solo in acciaio. 2601 è malvasia 100% mentre 2212 è malvasia e moscato. Entrambi conservano l’aromaticità dell’uva ma senza pesantezza. Anzi, si esprimono eleganti e delicati con note minerali che bilanciano i sentori di pera, mela cotogna e muschio bianco. 0911, Cesanese 100% vendemmia 2015, ha profumi intensi di prugna, ribes nero e mirtillo, leggermente speziato. In bocca vira sulle durezze. Più complesso ed equilibrato è il Cesanese 0510: il frutto rosso emerge insieme al tabacco, al chiodo di garofano e al balsamico. Conserva note oscure che lo rendono profondo e indomito al palato. Lunga persistenza gustativa.
Dalla Calabria vengono in tre ma restano in mente soltanto due.
Calabrese, già noto al nostro palato, maneggia 4 ettari da tre piccoli vigneti. Poche le bottiglie prodotte. Il rosso è Magliocco. Il 2015 è vegetale con note di foglia di pomodoro, basilico ed eucalipto. In bocca fresco e vivace. Il 2013 ha un naso più maturo che vira su note di peperone secco mentre in bocca tende a sedersi troppo presto. Il bianco, uvaggio di guarnaccia e malvasia, si esprime bene nella nuova annata. Il moscato di Saracena è piacere puro.
Nuova conoscenza l’azienda agricola Diana, produttrice di olio e che ha iniziato a imbottigliare oltre al Moscato di Saracena (buonissimo) il rosso Mileo, lacrima in purezza, dalla beva sorprendente.
Siamo tornati in Toscana per assaggiare di nuovo i vini della Azienda Agricola Casale. Il sangiovese ha una trama tenace, viva, riesce ad essere autentico senza essere grezzo. Una energia vitale e una grande apertura al gioco proprio come Antonio Giglioli. La riserva conserva tutta questa energia e la moltiplica nello sviluppo dei terziari. I bianchi di annata hanno una stoffa fitta ma non pesante, sentori primari maturi ma non stanchi. Portano la firma del Casale, cosa che li rende unici.
Il viaggio tra i vini abruzzesi è un andare per cantine note ma questa regione a volte riserva sorprese anche per chi, come noi, ci è nato. A Controguerra Fiore Podere San Biagio è agriturismo e fattoria didattica dal 2000. Qui si fanno vini semplici, artigianali, di piacevole beva; soprattutto il Pecorino e il Montepulciano.
Giuliano Pettinella continua a raccontarsi attraverso il suo Rosato Tauma. Differente dalle annate precedenti. Il colore del 2016 è più trasparente, l’acidità più percepibile. Piccoli frutti rossi, melograno, danza sulle punte elegante e sottile.
Di Emidio Pepe scrivono in tanti quindi noi ci limitiamo a berlo. Il Trebbiano 2015 è lineare, sottile, neutrale nel senso di meno incisivo, almeno in questo primo assaggio. Il Cerasuolo 2016 non si concede al naso se non con alcune note imprecise e poco fini ma al palato è puro succo d’uva, vino contadino da bere all’aria aperta accompagnato da un buon panino al salame. Il Pecorino resta un mistero che non conquista. Il Montepulciano guadagna con gli anni.
Il Pecorino 2015 della azienda Ausonia di Atri è stata una delle espressioni più convincenti di questa varietà. Scevro da tecnicismi e manipolazioni ha un sorso teso e fresco con un bel ritorno di note vegetali e minerali. Piacevole anche il Montepulciano Apollo 2015.
Praesidium ha un cerasuolo 2016 dalla personalità meno forte del solito. Il Montepulciano Riserva 2012 è sempre una grande esperienza gustativa.
Una delle scoperte più interessanti di questa fiera è stata la Cantina pugliese Archetipo con vini che nascono sui suoli “rossi” della Murgia Barese da agricoltura sinergica. Il Greco e il Fiano (Minutolo) sono netti, precisi, ricchi di sfumature odorose tipiche della loro varietà. Il Primitivo e Aglianico 2011, rosso equilibrato con tannicità ben incorporata, fruttato, persistente e con buona acidità, ha uno spettro olfattivo complesso: incenso, china, dattero. Ricorda i profumi dei mercati marocchini. L’Aglianico 2011 apre floreale e continua su note vegetali di pomodoro e peperone. Si concede lentamente. Persistente. Il Primitivo 2011 è etereo, sfuggente, sottile ed elegante. Un vino che invita a una lunga conversazione per conoscersi poco alla volta, senza fretta.
Ancora più a sud Marilena Barbera è l’incontrastata regina dell’isola con vini appassionati e godibili. Vini di aria e luce, di mare e vento, come lei stessa scrive per descrivere il terroir di Menfi. L’Inzolia delicata ricorda gli agrumi e le mandorle, il Catarratto verace si porta dentro il sapore del mare, l’alicante rustico conserva il respiro della terra, il Perricone vitale è vino puro senza fronzoli ma pieno di suggestioni. A ricordare che il vino è anche un gioco c’è la Bambina, un modo differente di scoprire il Nero d’Avola. Un vino che si fa forte della sua leggerezza, quella stessa leggerezza di cui parlava Calvino quando scriveva che essa non è superficialità ma saper planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore.
Il poeta Paul Valery scriveva che bisogna essere leggeri come una rondine e non come una piuma, ovvero vivere per consapevole sottrazione dell’insignificante, del superfluo e di ciò che nuoce all’essenza umana. La leggerezza della rondine è quella che il moderno guerriero deve possedere, in un mondo in cui volteggiano piume impazzite trascinate da un vento sempre più forte e che soffia in direzioni contrastanti. Il vino può avere le ali, può disegnare traiettorie, soprattutto può suggerire orizzonti possibili e radicarci alla terra con infinita leggerezza.
¹Il “guerriero di Capestrano” è una scultura in pietra e marmo del VI secolo a.C., del periodo dell’arte italica, rinvenuta in una necropoli dell’antica città di Aufinum, località situata a nord-ovest di Capestrano (AQ), e raffigurante un guerriero dell’antico popolo italico dei Vestini. Attualmente è conservata a Chieti nel Museo archeologico nazionale d’Abruzzo.
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