Etna, Langhe, Borgogna – la sottile linea rossa: postumi
La definizione di “Borgogna del Mediterraneo” e il paragone con le Langhe sono i riferimenti più spesi per descrivere il territorio dell’Etna.
Esiste davvero una sottile linea rossa tra i vini provenienti da questi tre terroir? E se è così, con quali affinità e divergenze?
Queste le domande poste all’inizio dell’evento Etna Langhe e Borgogna – la sottile linea rossa ideato e organizzato da noi e svoltosi il 9 marzo presso il locale Fermento di Pescara.
Tre coppie di Etna Rosso (Etna Rosso Guardiola 2007, Tenuta delle Terre Nere – Etna Rosso Vinupetra 2006, I Vigneri), di Barolo (Barolo Paiagallo 2011, G. Canonica – Barolo Bricco Boschis Riserva Vigna S. Giuseppe 2008, Cavallotto) e di Borgogna (Bourgogne 2014, Domaine Chicotot – Gevrey Chambertin 2010, Domaine Duband) servite alla cieca che hanno riservato più di una sorpresa.
Nel complesso, il terroir che più ha messo d’accordo i partecipanti è l’Etna, seguito dalla Borgogna e infine dalle Langhe.
Entrambi difficili nel concedersi con immediatezza al naso, i nerello di Terre Nere e I Vigneri condividono un sorso ampio e lungo e la stessa trama tannica, nel Vinupetra ancora più grintosa.
Se gli Etna sono nell’insieme i vini più riconosciuti, l’etichetta individuata con maggior facilità è Gevray Chambertin di Duband. Sarà per il naso complesso e balsamico o per il sorso elegante e vellutato?
Gioco facile anche con il Barolo di Cavallotto, elegantissimo nel fiore appassito, tabacco e note balsamiche. Unisce potenza e finezza, con il sorso di grande equilibrio.
Piuttosto singolare il caso del pinot nero di Chicotot e il Barolo Paiagallo di Canonica che mettono decisamente in crisi i sensi dei partecipanti, risultando i vini meno riconosciuti. Il Borgogna, snello e vivace, è scambiato piuttosto incomprensibilmente per un barolo. Altrettanto misterioso il motivo per cui la maggioranza riconosce in Canonica i tratti di un pinot nero, nonostante il volume importante (15%) e la fermezza del tannino.
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