Donato Di Tommaso, enologo socratico

Una degustazione. Cinque Cantine, cinque vini, cinque diverse espressioni dello stesso vitigno: il Montepulciano d’Abruzzo. Agricola Cirelli, Podere Della Torre, Angelucci, Speranza e Fonte Riccione.

Cosa hanno in comune? Potremmo dire “la mano dell’enologo” ma qui, se di mano si può parlare, si tratta di una mano tanto autorevole quanto delicata.

Donato Di Tommaso è l’enologo di quattro di queste cantine, mentre Fonte Riccione è la sua piccola creatura. Chi è costui? Senza presunzione di sapere com’è, diremo come ci sembra. Una persona estremamente preparata dal punto di vista tecnico, meticolosa, precisa ed esplicitamente intenzionata a sottoporre il sapere tecnico ad un sistema di valori chiaro. C’è una certa intransigenza nel carattere di Donato, una presa di posizione netta contro i dettami del mercato e le sue logiche omologanti e spersonalizzanti. In lui apprezziamo la capacità di proporre alternative valide: un utilizzo sostenibile delle risorse naturali, un gusto della sperimentazione nelle tecniche di vinificazione e affinamento dei vini. Da questa visione origina la scelta di lavorare con piccole realtà produttive e con produttori che siano in primo luogo determinati a condividere questa filosofia che è anche, necessariamente, una filosofia di vita, una particolare sensibilità e una attitudine.

Così, nella “Trasversale” organizzata dalla Confraternita del Grappolo il 19 novembre, abbiamo degustato cinque vini ottenuti a partire da uno stesso vitigno, con un’attitudine simile, ma molto differenti l’uno dall’altro dal punto di vista organolettico; ciascuno espressione del rispettivo territorio di appartenenza, dell’annata di riferimento e delle diverse scelte tecniche relative alla forma di allevamento, alla esposizione dei vigneti e alla tipologia di vinificazione.

Il primo vino in degustazione è il Montepulciano d’Abruzzo 2013 in anfora di Francesco Cirelli . Lo avevamo degustato poco più di un mese fa (leggi qui l’articolo) e già lo troviamo evoluto e più pulito, soprattutto sotto l’aspetto olfattivo. Frutta rossa sotto spirito, violetta, cioccolato e radice di liquirizia. La trama tannica è vivace, una struttura agile concede una beva facile e molto piacevole.

Il Tosca 2011 di Podere Della Torre si presenta con un colore rosso rubino compatto e un naso di marmellata d’uva, ciliege sotto spirito e liquirizia. Emergono lentamente note vegetali, sottobosco e polvere di caffè. La pulizia non è completa e in bocca tende un pochino a spegnersi.

Il Leonate 2010 di Angelucci è probabilmente il vino più “convenzionale” tra quelli presentati. Il rosso che tende al granato e i netti sentori vanigliati anticipato la morbidezza del sorso che si spegne troppo rapidamente.

La Riserva 2007 di Speranza spicca per intensità e complessità. Frutta rossa matura al naso con un elegante ricordo di melograno e gelso. Radice di liquirizia e vaniglia insieme a note balsamiche e un accenno etereo di cipria e talco. In bocca è molto equilibrato grazie alla morbidezza bilanciata da una decisa freschezza e una trama tannica pulita ed elegante. Persistente.

E alla fine arriva lui, il Nuvole e Pane di Fonte Riccione, il vino di Donato e suo soltanto. L’annata degustata è la 2006. Un vino umorale che muta forma espressiva nel calice proprio come le nuvole in cielo e possiede insieme tutta la schiettezza e la ruvida presenza del pane. Un vino intenso, complesso, caldo; decisamente dominato dai sentori terziari. Niente voli pindarici, nessuna cascata di aggettivi e “stilose” schede organolettiche (“aria fritta” direbbe Donato). Lasciamo questo vino alla terra poetica cui appartiene, lo beviamo con i sensi e con il cuore, invitandovi a sorseggiarlo con la giusta sensibilità, immaginando nuvole che si fanno zolla terrosa e poi vigna, tralcio e acino pieno, tondo e infine mani callose e tinte di rosso.

Ci piace chiudere con un pensiero di Donato trovato in un suo vecchio blog:

“Mi capita sovente di fermarmi a riflettere per qualche secondo nella mia piccola cantina, davanti ad una botte; con un bicchiere di vino in mano a chiedermi se, ad esempio, certe mie scelte tecnico-produttive, in cui ho sempre creduto e credo fermamente, siano davvero azzeccate e se possano essere comprese fino in fondo da chi si accosta alle mie umili creature. Per fortuna, ogni tanto, c’è qualche segnale positivo che sembra dipanare ogni mio dubbio. In qualche recente degustazione, infatti, il primo Nuvole e Pane, quello del 2004, sembra sinceramente aver toccato le corde sensoriali ed emotive degli assaggiatori. E noto, con piacere e sorpresa, che aumenta il numero degli appassionati, soprattutto giovani come me, che ricercano in un bicchiere di vino un significato, un senso. Ed ascoltano, con limpida curiosità, cosa vuol dire non usare i lieviti selezionati ma sfruttare quelli autoctoni, perché non ami i tannini esogeni, gli enzimi estrattivi o qualsiasi altra deviante forzatura ma lasci che il vitigno si esprima da solo, che sia la vigna a parlare nel segno di ogni annata. E per fare questo non c’è bisogno di essere biodinamici, “veri” o quant’altro: non occorre avere un etichetta, ma essere un viticoltore con del buon senso. Del resto, le uniche etichette che a me piacciono sono quelle delle bottiglie!”

Graziana Troisi

Informazioni su La Fillossera - Innesti di vino e cultura ()
Graziana Troisi è l'autrice del blog e degli articoli. Alcuni articoli sono di Giovanni Carullo.

1 Commento su Donato Di Tommaso, enologo socratico

  1. Lovely blog youu have here

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