Un vitigno di confine: lo Schioppettino di Prepotto
Le terre di confine sono luoghi di miti e leggende: zone di passaggio, di incontri, di contese e battaglie.
Grotte che nascondono tesori, demoni guardiani, fiumi che scompaiono nella roccia sotto gli occhi scaltri di dispettosi folletti. Passeggiamo pieni di meraviglia e stupore, facendo attenzione agli orchi e alle fate che, è risaputo, si dilettano ad ingannare i viandanti.
Siamo nella media collina friulana, tra Udine e Gorizia, nella parte più orientale della regione, al confine con la Slovenia. Qui, le acque meteoriche hanno dato origine a fenomeni carsici disegnando un paesaggio unico e suggestivo. Tra doline, gole e polije, richiamano i nostri sensi un odore vinoso, di bacche rosse e di spezie e un crepitio delicato: sono i vignaioli che schiacciano gli acini di un grande vitigno che solo in questi luoghi trova dimora, lo schioppettino, un clone della Ribolla conosciuto anche come Ribolla Nera.
L’etimologia del nome Schioppetino è incerta ma, è probabile, che sia onomatopeico: l’acino, di colore blu-nero e molto pruinoso, è spesso e resistente e risulta piuttosto croccante quando lo si schiaccia o lo si mastica.

Mario Soldati in uno dei suoi viaggi enologici in Italia ricorda come veniva chiamato questo vitigno dall’altra parte del confine: Pòcanza che stava proprio a indicare il suono, simile a un “pòc”, che si otteneva schiacciando un acino tra le dita. C’è anche un’altra versione: come conseguenza della sua spiccata acidità fissa, spesso, in bottiglia, quando ancora giovane, il vino da luogo spontaneamente ad una leggera effervescenza, insomma è scoppiettante!
La storia del vitigno
Un documento scritto nel 1282 attesta la presenza del vino prodotto da queste uve sulle tavole della aristocrazia udinese, ma è ormai certo che esso fosse conosciuto già da tempi più antichi, probabilmente come vino dolce.
È tra gli autoctoni friulani che hanno rischiato di scomparire; una legge del 1976 proibiva addirittura l’impianto del vitigno. Solo grazie alla tenacia degli abitanti della zona e, in particolare di Prepotto, oggi possiamo degustare questo vino elegante e particolare. Proprio il comune di Prepotto, dalla vallata del fiume Judrio alla sottozona collinare di Cialla, è la zona d’ elezione per l’impianto e la vinificazione di quest’uva.

Nel 1939, il Poggi, nel suo fondamentale lavoro dedicato alla viticoltura friulana, afferma:
“… vitigno che è coltivato quasi esclusivamente nel territorio collinare e pedecollinare del comune di Prepotto e specialmente nella sua frazione di Albana. La Ribolla nera, al di fuori del suo ambiente optimum, anche alla distanza di pochi chilometri, dà un vino che non possiede più quelle caratteristiche peculiari che lo rendono pregiato in quel di Prepotto col nome locale di Schioppettino”.
I produttori di questo comune si sono uniti in un’unica ‘Associazione Produttori dello Schioppettino di Prepotto‘, ottenendo nel giugno 2008 il riconoscimento della sottozona Colli Orientali del Friuli “Schioppettino di Prepotto”. Oltre alla doc Colli orientali del Friuli, il vitigno, come tipologia in purezza, rientra anche nella doc Friuli-Isonzo.
Caratteristiche del vino
Il vino si presenta rosso rubino intenso con sfumature violacee. Al naso regala sentori di piccoli frutti rossi (more, lamponi e ribes) e note speziate di pepe verde. Accarezza il palato in modo elegante, con tannino vellutato e marcata acidità. Vino di buon corpo, in degustazione la sua persistenza è abbinata a una grande bevibilità.
Abbinamenti e servizio
Il vino accompagna primi piatti con salse di selvaggina, carni allo spiedo, formaggi di media stagionatura. Va servito ad una temperatura compresa tra i 16 e i 18 gradi.
Le foto sono della Associazione produttori Schioppettino di Prepotto
Una delle fonti per questo articolo è l’indispensabile Guida ai vitigni d’Italia, Slow Food Editore.
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