Vino e fede: quando il vino lo fa il Rabbino

Specifiche norme stabilite nella Torah regolamentano il consumo di alimenti nelle religione ebraica. Anche la produzione di vino che, da sempre, costituisce un elemento importante della tradizione ebraica è sottoposta a queste regole. La kasherùt che letteralmente significa “adeguatezza” indica proprio, nell’accezione comune, l’idoneità di un cibo ad essere consumato dal popolo ebraico.

Le regole principali del vino kosher sono le seguenti:

  • l’uva può essere raccolta solo dopo che la vigna ha raggiunto i quattro anni di età, secondo la pratica conosciuta come orla
  • tra i filari non possono essere coltivate altre piante o frutti
  • ogni sette anni i terreni devono riposare per un anno. Questo anno sabatico vale anche per coloro che lavorano i terreni. Ciascuno di questi anni è conosciuto come shnat shmita
  • ogni fase della produzione deve essere affidata a ebrei osservanti e tutte le attività di cantina devono essere svolte e/o supervisionate dal Rabbino
  • fin dall’inizio del raccolto possono essere utilizzati solo strumenti kosher e le attrezzature di vinificazione devono essere sottoposte ad accurati lavaggi mentre le parti in gomma devono essere nuove
  • tutto ciò che entra in contatto con il vino come lieviti, solforosa, sostanze chiarificanti, deve essere kosher.

Una bottiglia di vino Kosher presenta tre sigilli di garanzia, uno sul tappo, uno sulla capsula e uno sull’etichetta, dove è presente anche il marchio di chi ha seguito il processo di Kasherut.

Edmond de Rothschild,  il barone dello Chateaux Lafite di Bordeaux, è stato il primo ad investire nei vini kosher fondando la cantina Carmel in Israele nel 1882. Circa cento anni dopo la spinta decisiva è arrivata da Golan Heights Winery. Oggi sono circa duecentocinquanta le cantine.

La comunità ebraica italiana conta circa 35.000 persone e, unitamente all’export, rappresenta un mercato di nicchia molto interessante; sono diverse le cantine che da alcuni anni producono vini kosher.

Una delle prime grandi cantine a prevedere una linea di vini kosher è stata Feudi di San Gregorio con il Maryam (fiano di avellino) e il Rosh (aglianico). Batasiolo, e Falesco sono altre grandi aziende che hanno proposto etichette kosher, come le laziali Gotto d’oro e Cantina Sant’Andrea. Altri esempi sono vini di Fattoria dei Barbi di Stefano Cinelli Colombini, una delle famiglie storiche del Brunello di Montalcino; Le Macie in Toscana, e Boscaini in Veneto.

 

Informazioni su La Fillossera - Innesti di vino e cultura ()
Graziana Troisi è l'autrice del blog e degli articoli. Alcuni articoli sono di Giovanni Carullo.

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