Film “Ritorno in Borgogna”: il tempo, la nostalgia e l’identità

L’appartenenza a un luogo non è meccanica. Nascere e crescere in una casa non equivale sempre a sentirsi nel posto giusto. Alcuni dentro hanno un’urgenza. L’urgenza di andare, partire, scoprire altri luoghi ma anche dinamiche familiari e umane differenti.

Capita che il ritmo percepito nella quotidianità non rappresenti quello interiore: velocità diverse e un tempo che non ci appartiene. A volte si fugge per lasciarsi alle spalle questa incomprensione profonda e poi, a volte, quasi sempre, si torna. Il ritorno non è soltanto fisico, è anche e soprattutto emotivo; una riscoperta e una riappropriazione, perché dopo aver percorso altre strade si è pronti a comprendere il luogo dal quale siamo partiti.

Lo sguardo del bambino incrocia lo sguardo dell’adulto e si compie il miracolo dell’abbraccio, metafora della riappacificazione con se stessi e con le proprie origini.

Il regista Cédric Klapisch racconta un “ritorno”, quello di Jean, nella tenuta di famiglia a Mersault in Borgogna. Jean, primo di tre figli, venuto a conoscenza della malattia terminale del padre, torna a casa dopo dieci anni trascorsi in giro per il mondo. Per esplorare la dimensione temporale, centrale nella escatologia del film, Klapisch utilizza la vigna e la vendemmia come metafore.

Da una vendemmia all’altra scorrono le immagini dei vigneti e il loro acclimatarsi alle stagioni ed in questo spazio metafisico i protagonisti cercano la loro dimensione. Jean deve ricomporre la sua identità divisa; Juliette acquisire la fiducia nelle proprie capacità e imparare a gestire la sua emotività; Jeremie, il fratello più piccolo, deve finalmente diventare adulto e conquistare la sua piena autonomia intellettuale ed economica.

A Jean serve un anno intero per ricomporre la sua identità divisa. Ma la vigna non concede a chi si limita ad osservarla, chiede di essere lavorata e, soltanto attraverso il lavoro, si percepisce il senso di appartenenza al luogo. Microcosmo, quella della vigna, inserito in un contesto specifico: la Borgogna. Non un territorio scelto a caso. In Borgogna, più che altrove, l’attesa è un elemento costituente della vigna e del vino. Il vino è pronto solo dopo aver riposato molti anni in cantina ed è longevo in bottiglia. Il vino ha bisogno di tempo per esprimersi, come l’amore, dice il protagonista.

Nel corso di un anno si compie il passaggio dalla nostalgia al ricordo. Lo scrittore ceco Milan Kundera scrive “In spagnolo, “añoranza” viene dal verbo “añorar” (“provare nostalgia”), che viene dal catalano “enyorar”, a sua volta derivato dal latino “ignorare”.

Alla luce di questa etimologia, la nostalgia appare come la sofferenza dell’ignoranza” e, quindi, “la nostalgia non intensifica l’attività della memoria, non risveglia ricordi, basta a se stessa, alla propria emozione, assorbita com’è dalla sofferenza”. Lo sguardo della nostalgia è offuscato e confuso, la memoria è tanto una strumento per acquisire coscienza e uscire dallo stato di ignoranza, quanto uno modo per accettare il passato e liberarsi dalla sofferenza.

Le immagini dei vigneti, sempre uguali e sempre diversi a seconda dell’ora del giorno e della stagione, costituiscono un’architettura stabile in un universo di sentimenti umani mutevoli. La terra c’era prima e ci sarà dopo e questa certezza è rassicurante.

Klapisch sa raccontare anche il vino, con dettagli sulla vendemmia, le tecniche di vinificazione e degustazione che rendono questo film uno dei primi a parlare effettivamente di vino con un approccio non soltanto romantico (alla Ridley Scott e co. per intenderci). Inoltre nel confronto tra Francia e Australia introduce anche il tema del rapporto tra tradizione, cultura ed enologia. L’Australia rappresenta un modo di fare vino meno legato al terroir, dove tutto si fa più rapidamente e persino i vini sono meno longevi.

Dopo aver compiuto il suo ritorno Jean è pronto per riconoscere la sua casa. Trova il suo posto nel mondo e la sua famiglia, quella costruita prima con gli occhi annebbiati dalla nostalgia e poi, finalmente, illuminata dalla nuova consapevolezza e quindi finalmente stabile.

Informazioni su La Fillossera - Innesti di vino e cultura ()
Graziana Troisi è l'autrice del blog e degli articoli. Alcuni articoli sono di Giovanni Carullo.

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