Sotto il cielo di Ischia il vino si fa in vigna

Accade spesso che le migliori scoperte avvengano per incontri casuali.
Nelle settimane precedenti il nostro viaggio sull’isola d’Ischia leggiamo per caso in rete di una cantina. Sul sito è riportata una frase che ci incuriosisce particolarmente: “Bajola – a Ischia si può”. Decidiamo di contattarli.

“In quei giorni non sono sull’isola ma farò di tutto per farvi accogliere.” A risponderci è Francesco Iacono, già enologo affermato e responsabile di Arcipelago Muratori, che ha fondato Bajola per ricucire un rapporto famigliare con la sua terra d’origine.

In un pomeriggio assolato sotto il cielo di Ischia ci accoglie Natale, nostra guida nella vigna sperimentale dove collabora con Francesco alla coltivazione di un “concetto”: è il territorio che fa il vino. Ed il territorio è un insieme di caratteristiche geografiche, climatiche e culturali; oltre a rappresentare il portato di un vissuto storico collettivo. “La vigna è l’esaltazione del territorio” ci spiega Natale ed è insieme uno strumento per prendersene cura attraverso una viticoltura consapevole e di paesaggio. 

L’altro presupposto essenziale di questo progetto è che l’unicità territoriale, esaltata da questo tipo di viticoltura, possa in qualche modo prescindere dal vitigno utilizzato ma, anzi, fare da volano per una sperimentazione varietale in un ottica di biodiversità. 

Così, in un tripudio di verde, ci accoglie il vigneto Bajola con i suoi vitigni alloctoni: sauvignon, viogner, malvasia, incrocio manzoni e vermentino si distendono sui terrazzi messi a dimora nel 2002. Circa settemila metri quadrati  in conversione biologica dal 2011 su cui si sperimentano tecniche di biodinamica simbiotica già da qualche anno prima.Francesco ci aveva avvertiti nella sua mail: “Spero non vi aspettiate una cantina normale perché #vinoinvigna vuol dire che vinifichiamo proprio in mezzo ai filari (esperienza penso unica).”
E, infatti, tra i filari c’è molto di più, perché a Bajola il vino si fa davvero in vigna, riprendendo la tradizione antichissima della vinificazione in palmenti ereditata dalla cultura vinicola greca.

Ma noi vogliamo vedere con i nostri occhi e Natale non esita ad accontentarci. Ci conduce nel cuore del vigneto mostrandoci le tre vasche ricavate da una cisterna interrata, un tempo utilizzata per la raccolta dell’acqua piovana.

La vinificazione è a “metro zero”: le uve raccolte vengono diraspate e messe in una delle vasche di cemento per caduta. Qui avviene la fermentazione spontanea senza controllo della temperatura che si protrae in media per 7-10 giorni sempre a contatto con le bucce.
Quando la fermentazione è completa e la vinaccia depositata sul fondo, il vino passa nella vasca accanto dove affina sulle fecce fini fino all’imbottigliamento. Non si aggiunge solforosa, non si chiarifica, né si filtra. L’unico accorgimento è tenere la vasca satura di gas inerte per evitare ossidazioni.

La vendemmia di Bajola 2013 è avvenuta dal 2 al 4 settembre dopo una stagione abbastanza regolare e non particolarmente problematica sull’isola. Svinato quando il cappello ha iniziato ad immergersi, il vino non è stato travasato fino ad aprile per poi finire in bottiglia a maggio.

Natale ci ha accompagnato in un locale sulla marina di Forio per degustare insieme il figlio dorato di questa vigna. Nel calice “denti di spuma e labbra di cielo e il mare che sorride da lontano”. Ci è piaciuto restare assorti tra note di pompelmo e cedro, di violetta, sambuco e timo limonato. E poi, ancora, un tocco di zenzero e un finale di pepe bianco. In bocca abbiamo assaporato un vino pieno, strutturato, con una spalla acida importante e un tannino lievissimo perfettamente integrato. Un vino armonico con dentro il sole, il mare, il vento e tutto il cielo di Ischia. Qui si può.

Informazioni su La Fillossera - Innesti di vino e cultura ()
Graziana Troisi è l'autrice del blog e degli articoli. Alcuni articoli sono di Giovanni Carullo.

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