I vini della libreria: Sudtiroler Vernatsch 2015, Baron Widmann
Potrei dividere i vini in due categorie: quelli che, a prescindere dalla loro piacevolezza, mi lasciano indifferente all’assaggio e quelli che invece mi affascinano e mi lasciano una curiosità che mi indirizza verso la mia libreria, subito o a distanza di giorni.
Prendo sempre lo stesso libro e lo sfoglio alla ricerca di racconti legati a quel vino o al suo territorio.
L’ultima volta è toccato a un vino rosso travestito da rosato del nord. Potrei scrivere della brillantezza e della trasparenza del suo colore rosso tenue. Delle fragranti note di piccoli frutti rossi e violetta. O della piacevolezza del sorso fresco e lievemente mandorlato, a tratti compulsivo.
Preferisco però riportare le parole della migliore penna del vino di tutti i tempi.
Mario Soldati, Vino al Vino, pagina 224. Lo scrittore è in Alto Adige, punto di partenza del suo secondo viaggio in Italia realizzato nel corso dell’autunno del 1970. Per la precisione è appena giunto a Bolzano, per la chiusura della quarantottesima Mostra-Assaggio Vini in corso all’albergo Laurin. Ad attenderlo ci sono i Kettmeir padre e figlio, produttori di Caldaro. Sarà una vera e propria lezione, teorica e pratica insieme, di vini e vitigni locali in cui lo scrittore registrerà la prima ebbrezza del viaggio.
“L’uva Schiava. In tedesco chiamata Vernatsch. Non ha niente, se non la radice linguistica, in comune con la nostra Vernaccia. Vernaccia, del resto, è soltanto un nome anche per noi. Conosco almeno quattro Vernaccie: la Sarda, la Romana, la Toscana di San Gimignano, la Ligure di Vernazza, che forse è la più antica. E ciascuna di queste quattro è completamente diversa dalle altre.
Il 90% dei vini prodotti in Alto Adige è fatto di Vernatsch, o uva Schiava. Nella zona di Caldaro, dà un vino più leggero, pronto alla beva, buono da giovane, chiaro, sugli 11 e mezzo, 12 gradi d’alcool. Nella zona di Santa Magdalena si fa il St. Magdalene, il Sanmaddelino, che è un vino più di corpo, e il più pregiato di tutti i vini di Schiava. Assomiglia al Beaujolais; e perciò il vitigno dovrebbe crescere su terreni granitico. Santa Magdalena è una collina, un mammellone che chiude a nord la conca di Bolzano, là dove finisce la valle dell’Isarco: i vigneti rivestono l’intera collina, e guardano tutti a mezzogiorno.
In genere, ciascuno di questi vini è prodotto con la pigiatura di una sola qualita di uve, anche se, poi, ciascuna di queste qualità include varie “sottoqualità” lievemente diverse. Ad ogni modo, il Santa Magdalena e il Barolo sono i soli due vini italiani importati in Svizzera con diritto di assegnazione alla “classe extra”: tutti gli altri, e cioè anche il Chianti e il Valpolicella, tradizionali e codificate mecscolanze di uve provenienti da vitigni tra di loro diversi, sono esclusi da questa categoria di lusso, senza riguardo alla loro qualità, anche se pregiatissima, e alla loro annata.”
[…] La lezione continua. Ma come potrei seguirla, ormai? E come ricordarmi di tutto? Bicchiere su bicchiere, sorso su sorso, da un paio d’ore assaggio, confronto, ascolto le dotte spiegazioni di Kettmeir padre, di Kettmeir figlio: i loro sorrisi, le loro voci, le loro occhiate maliziose e benevole mi si confondono in luna nuvoletta dorata. Capisco solo che, nonostante l’esperienza del mio primo viaggio, sono rimasto un ignorante: e che non sono abbastanza allenato ai prolungati assaggi. Dovrei limitarmi a guardare contro luce il bicchiere, a fiutare profondamente il vino prima di accostare le labbra, e poi a brevi, brevissimi sorsi… No, non sono capace. Finisco sempre per bere, bere, bere: mandar giù un mezzo bicchiere dopo l’altro e senza riflettere a ciò che provo, senza tentare di circoscrivere, nemmeno alla lontana, le mie sensazioni. Ahimè, questa saletta d’albergo è come un’aula di Sorbona, dove sostengo, incautamente, un esame di dottorato e da cui, per onestà, dovrei ritirarmi prima che mi venga assegnato un voto qualsiasi.
[…] Ora di cenare, adesso. E il primo piatto, un profumatissimo speck (prosciutto di maiale affumicato), basta a saldare la frattura operata nella mia coscienza dai vari Vernatsch, Burgunder, Terlaner e Traminer.”
Il mio ultimo vino della libreria è Sudtiroler Vernatsch 2015, Baron Widmann.
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