San Lorenzo Vini: nati sotto una buona stella

Castilenti costituisce un unicum nel panorama delle Colline Teramane: per la posizione, equidistante dal Gran Sasso e dal mare Adriatico, per il suolo, composto di argilla e calcare ricco di scheletro.

I vigneti della Cantina San Lorenzo si estendono per 160 ettari in quella che è la tenuta di famiglia da ben quattro generazioni.

Vitigno, paesaggio e custodia del patrimonio naturale e culturale di quest’area potrebbero essere le keywords che hanno inspirato Gianluca e Fabrizio Galasso, insieme allo zio Gianfranco Barbone, nel proseguire il lavoro di famiglia.

Chiunque desidera entrare in connessione con il vino, dalla vigna alla cantina alla degustazione, deve necessariamente confrontarsi con la dimensione temporale. Fin dalle origini il primo coltivatore si è fermato in un luogo ed ha atteso, la vigna non è produttiva prima di tre anni e soltanto dopo cinque o sei anni comincia a dare un’uva con la giusta concentrazione di sostanze in grado di restituire nel calice l’essenza del terroir. C’è voluto molto più tempo per comprendere il valore dell’attesa anche del vino, soprattutto per l’investimento economico che questa attesa richiede.

Nella suggestiva cornice dello storico Palazzo De Sterlich del 1500, acquistato dalla famiglia Galasso nel 2015, abbiamo vibrato in equilibrio sulle linee del tempo con due vini iconici della Cantina: il Pecorino San Lorenzo annate 2015 e 2020 e il Montepulciano Oinos 2008 e 2013, insieme all’assaggio in anteprima del Montepulciano Colline Teramane Docg Riserva del Fondatore “Don Guido”, venuto alla luce dopo appassimento delle uve e sette anni di maturazione in tonneau.

La foto è di Giancarlo Pierannunzi

Il Pecorino è sicuramente il vitigno, tra quelli a bacca bianca, che meglio rappresenta la cantina; le peculiari caratteristiche pedoclimatiche ne esaltano l’acidità e la mineralità. Il 2020 è un vino verticale, di spiccata freschezza e con una nota più salata che sapida. Il naso rivela un vino in evoluzione: le note di idrocarburo si mescolano al frutto giallo esotico, all’erba aromatica. La mineralità è di roccia e scoglio, insieme montagna e mare. Può essere ancora atteso.

Il 2015 è figlio di una annata calda e secca che ha dato basse rese ma uve molto concentrate. Il colore è giallo dorato e luminoso. L’apertura è fruttata, di mango e albicocca, e floreale, di camomilla, tiglio, vaniglia, zagara, la nota di idrocarburo matura verso lo zafferano. Il sorso è lungo, di vibrante freschezza e la scia sapida è lunga con un piacevole effetto tampone sul finale. L’avrei trovato perfetto in abbinamento al tortello di ricotta con primizie, zafferano e pancetta preparato dallo Chef Maurizio Della Valle de L’Osteria la Corte che ha curato il catering offerto dalla Cantina al termine della degustazione e della visita dei vigneti.

L’Oinos è, per me, da sempre il migliore tra i rossi della Cantina. Nel confronto tra l’annata 2008 e la 2013, la prima ha regalato una emozione impareggiabile. Rosso rubino vivace. Incredibilmente complesso al naso con sviluppo terziario di tabacco, liquirizia, cardamomo, accenni eterei, minerale scuro e inchiostro. Un sottofondo di frutti rossi e uvetta ricoperta di cioccolato fondente. Sorso equilibrato e lungo.

La Riserva del Fondatore “Don Guido” annata 2015 è un vino dal tessuto morbido e avvolgente, di grande concentrazione. Un vino atteso a lungo che, ancora, ci riporta al tempo come i 600 cipressi che delimitano i sentieri che collegano le diverse tenute della Cantina.

Per capire un vino, diceva Veronelli, bisogna camminare le vigne e qui ci sono 160 ettari da camminare per comprendere meglio i vini e per sentire il legame indissolubile tra cielo e terra.

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La Fillossera è Graziana Troisi. Sono l'autrice del blog e degli articoli.

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