Vendemmia 2020 Italia: è tutto oro ciò che luccica?

E se fosse il 2021 la continuazione dell’anno orribile del vino italiano? Le premesse non mancano. In Italia si suonano le trombe per la vendemmia 2020 che promette di essere la più ricca di uva al mondo. Non è un primato invidiabile in presenza di una crisi dei consumi senza precedenti che si abbatte su tutti i mercati e coinvolge TUTTE le cantine del mondo gonfiandone le giacenze”.

Comincia così la lettera aperta di Angelo Gaja dello scorso 7 settembre. Una voce decisamente fuori dal coro rispetto ai tanti che celebrano, ormai da mesi, l’ennesima “vendemmia eccezionale”, alimentando le attese per un’annata memorabile, non soltanto a causa della pandemia mondiale che stiamo vivendo.

Seguendo questa vendemmia fin dall’inizio abbiamo raccolto molti pareri entusiasti, sia sulle prime uve raccolte, sia su quanto resta ancora da raccogliere.

Ma non mancano altre storie, sia di chi ha già avuto un vendemmia difficile, sia di chi è ancora in attesa e ha il coraggio di ammettere di essere preoccupato.

Se alcune Regioni del Nord hanno subito danni per le violente grandinate di luglio e agosto, al Sud le condizioni meteo non favorevoli e un forte attacco di peronospera hanno portato a un calo di produzione che tocca il 60% nella parte meridionale della provincia di Trapani, secondo quanto riferito da Cia Sicilia Occidentale. Tra i vitigni più colpiti Nero d’Avola, Syrah e Merlot, meglio è andata al Grillo e al Catarratto.

In Abruzzo Ausonia Azienda Agricola è ricorsa in questi giorni ad un tentativo di irrigazione, postando la seguente foto su Facebook, accompagnata da queste parole: «Strana annata…. la siccità continua a non darci tregua e le alte temperature di questi giorni non ci aiutano… proviamo a dare un pò di ristoro alle piante con l’acqua piovana raccolta nella cisterna».

Corrado Dettori de La Distesa non nasconde la sua preoccupazione nelle Marche: «L’alba di un nuovo giorno di vendemmia. In tanti mi state chiedendo come va questa vendemmia ed io non so che rispondere. L’uva è bellissima ed è tanta. Ma qualcosa non torna. A me piacciono le vendemmie in cui bisogna aspettare, pazientare, arrivare fino a quella tersa luce di ottobre che è la luce delle grandi annate. Quest’anno a me pare si debba correre: le acidità sono calate vigorosamente e continuano a farlo. Le piante hanno germogliato presto, fiorito presto e invaiato che l’estate era ancora troppo giovane. C’è stata siccità e questo settembre è secchissimo e molto caldo. Non so che dire. Sono le scelte che si fanno ora a indirizzare i vini. Ed io sono parecchio dubbioso».

E se al Centro è la siccità a preoccupare, in alcune zone del Nord c’è una situazione opposta. Come quella raccontata al giornale Trentino da Maurizio Bottura, responsabile del settore vitivinicolo della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige: «siamo in presenza di una vendemmia con più difficoltà degli anni precedenti. I 100 mm di pioggia caduti in media 10 giorni fa, e l’umidità che si è riscontrata durante tutto il mese di agosto, con poca ventilazione, ha creato le condizioni ideali per sviluppare il marciume. In molti casi si è anticipata la vendemmia con la conseguenza che si è registrato un’accumulazione di zuccheri inferiore alla media». Bene per i bianchi vendemmiati prima delle piogge, ma Bottura vede segnali di sofferenza sui rossi più precoci, dal Lagrain al Teroldego al Marzemino. Le piogge hanno fatto ingrossare gli acini e la buccia è sempre più sottile quindi tende facilmente a rompersi con la botrite che viene avanti. Adesso si spera nelle altre varietà dal Merlot al Cabernet, ma tutto dipende dalle condizioni meteo.

Ci sono poi alcune zone da cui giunge il suono di preoccupanti campanelli di allarme. Nel foggiano si regista una caduta libera dei prezzi delle uve da vino, soprattutto nell’area di Torremaggiore, San Severo, Lucera, dove la vendemmia 2020 è ottima in termini di qualità. Lo denuncia Coldiretti Foggia che chiede maggiori controlli all’interno della filiera per mettere un freno alle speculazioni in atto. «Non accettiamo che le uve da vino divengano ‘ostaggio’ di speculatori che stanno riconoscendo in campagna prezzi al ribasso, per poi rivendere il prodotto a costi maggiorati. Va il nostro plauso a quanti, in questo momento di ripartenza, assicureranno i corretti rapporti all’interno della filiera, perché le speculazioni in un momento di criticità come quello attuale risultano particolarmente deplorevoli. Serve senso di responsabilità dal campo alla tavola, solidarietà e non cannibalizzazione», denuncia Pietro Piccioni, delegato confederale di Coldiretti Foggia.

Anche in provincia di Benevento il mercato dell’uva è a forte rischio di speculazioni, in particolare quello della Falanghina, e senza alcuna giustificazione, secondo Gennarino Masiello, vicepresidente nazionale di Coldiretti. «Speculare sulla produzione vitivinicola del Sannio – accusa Masiello – significa speculare sul gioiello di questa provincia, con circa 11.000 ettari di vigneti e cantine importanti, tra grandi e piccole. Far crollare il prezzo dell’uva significa far crollare il prezzo del vino».

Uno scenario molto simile a quello analizzato da Gaja in un passaggio della sua lettera: “quando nella primavera 2021 verranno resi pubblici i bilanci delle mega cantine italiane e verranno svelati i numeri veri, si evidenzierà che per molte di esse le perdite di fatturato rispetto al 2019 supereranno il 20%. A perdere di più, però, saranno i viticoltori venditori di uva e le cantine artigianali dalle dimensioni piccole e medio piccole, il settore più numeroso e fragile“.

Non ci resta davvero che sperare nel buon tempo e soprattutto nel buon senso, unendoci all’appello con cui Gaja chiude la sua lettera:

“occorrono idee nuove, pensare di utilizzare solamente gli strumenti del passato non sarà di grande giovamento prima del ritorno alla normalità

Informazioni su La Fillossera - Innesti di vino e cultura ()
Graziana Troisi è l'autrice del blog e degli articoli. Alcuni articoli sono di Giovanni Carullo.

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