La profezia di Mario Soldati

“Molto difficile che un vino genuino col tempo non si intorpidi e non faccia deposito. È segno, soltanto, che il vino non è stato pastorizzato, né refrigerato, né stabilizzato. È segno, soltanto, che il vino «è continuato a vivere», e ciò che distingue il vino da un vermut o da un liquore è appunto il fatto che «continua a vivere». Ma questa fondamentale verità, i consumatori, nella loro grandissima maggioranza, non se la vogliono mettere in testa! Quando trovano deposito, feccia, in fondo alla bottiglia, dicono che si tratta «della polverina con cui il vino è stato fatto». Inutile affannarsi. La limpidezza del vino sembra che sia una moda come quella del cellophane. E non avremo salvezza fino al giorno del pericolo opposto, allorché i sofisticatori non intorbidiranno artificialmente il vino appunto per far credere che sia genuino. Quel giorno è ancora lontano”.
Questo scriveva Mario Soldati nel 1970 nel corso del suo secondo viaggio nelle provincie di Piacenza, Parma, Modena, Bologna raccontato nella pagine del libro “Vino al vino“.
Quel giorno è arrivato e ora siamo circondati da vini, birre, oli e succhi di frutta resi torbidi in maniera artificiale. Come se bastasse un “non filtrato” in etichetta a garantire una pseudo genuinità.
Rispondi